Un messaggio forte ai datori di lavoro che impiegano volontari nelle loro aziende.
Alla fine di aprile la Croce Bianca ha sottoposto 2.709 collaboratori in tutta la provincia a test rapidi per la ricerca di anticorpi per Covid-19. La campagna di test mirava a verificare lo stato immunitario dei collaboratori. Il risultato dell'indagine scientifica di Eurac Research ora conferma: non c'è un aumento del rischio di infezione per i collaboratori dell’associazione provinciale di soccorso.
Negli addetti della Croce Bianca altoatesina i test hanno evidenziato un tasso di immunizzazione del 7,7 per cento, una percentuale paragonabile all’incidenza del virus sulla popolazione generale. In base ai test, in 27 delle 30 sezioni provinciali la percentuale di addetti entrata in contatto con il virus non è diversa da quella relativa alla popolazione e quindi i collaboratori non rappresentano un rischio di infezione più elevato rispetto ai normali cittadini. “Il tasso sorprendentemente basso mostra che i collaboratori della Croce Bianca si sono protetti molto bene quasi dappertutto” spiega Hermann Brugger, direttore dell’Istituto di medicina d’emergenza in montagna di Eurac Research. In collaborazione con l'Istituto, il biostatistico Markus Falk è stato responsabile della valutazione dei dati. Tutti gli addetti che hanno avuto un risultato positivo nei test rapidi per la ricerca di anticorpi sono stati anche riesaminati con test PCR (tampone) in modo da verificare che nessuno fosse positivo al momento del test e quindi potenzialmente contagioso per altri.
"Un messaggio importante per tutti i datori di lavoro dei nostri volontari", sottolinea la presidente della Croce Bianca Barbara Siri e aggiunge che recentemente alcuni datori di lavoro volevano vietare ai loro dipendenti il servizio volontario presso l’associazione. "Ora abbiamo la prova scientifica che i nostri collaboratori non sono esposti a un maggiore rischio di infezione e possono quindi svolgere il loro lavoro senza preoccupazioni", spiega il direttore Bonamico. Entrambi ricordano che è un vantaggio per ogni datore di lavoro assumere volontari nella propria azienda in quanto non sono solo una garanzia per un soccorso rapido e professionale in caso di emergenza ma sono anche esperti nell'attuazione delle misure igieniche.
Altri risultati importanti
La sezione della Val Gardena ha fatto registrare il tasso di immunizzazione più alto: 30,8 per cento. I tassi più bassi, sotto il due per cento, sono stati rilevati nelle sezioni Val d’Ultimo e Malles. Nella sezione di Naturno nessuno è risultato positivo.
Non è stata osservata nessuna relazione tra la positività ai testi sugli anticorpi e il genere o la condizione lavorativa degli addetti (dipendente, volontario). Nemmeno le diverse attività dei collaboratori della Croce Bianca - come la realizzazione di trasporti Covid-19, la consegna di pasti o il lavoro in una residenza per anziani - hanno avuto un'influenza dimostrabile sulla positività. Per quanto riguarda l’età, invece, l’analisi ha mostrato che le fasce più alte sono state colpite più spesso. La percentuale di addetti positivi ai test anticorpali è del 5,4 per cento fino a 26 anni, mentre raddoppia oltre i 52 anni (11%).
I sintomi comunicati con maggiore frequenza dagli addetti risultati positivi sono stati la perdita del gusto o dell'olfatto, febbre sopra i 37,5°C per almeno tre giorni, tosse, brividi e stanchezza. Anche i disturbi gastrointestinali, l'insorgenza di polmonite o difficoltà respiratorie erano più frequenti nel gruppo dei positivi che in quello dei negativi.
Eurac Research e la Croce Bianca pianificano di continuare questo studio anche nel lungo periodo: sono previste altre indagini e analisi poiché a livello internazionale non sono disponibili informazioni sul comportamento del sistema immunitario dopo un'infezione da SARS-COV-2. I risultati saranno utili per migliorare sempre di più la protezione del personale delle organizzazioni di soccorso.